Il putanon…
Cercammo di darle una personalità ben precisa, un suo modo di parlare, di chattare di esprimersi. Ci mettemmo a fianco del PC una scheda anche della sua parte “umana”.
Altezza, peso, taglia, giorni delle mestruazioni, studi fatti… in che università, in che anno e con quali voti.
Ci informammo su chi erano i professori all’epoca della sua frequentazione ai corsi di psicologia nell’università australiana dove aveva preso la laurea.
Un lavoro capillare e molto preciso. Utilizzammo la tecnica del: un po’ di vero, un po’ di verosimile e un po’ di falso.
Alexy aveva preso vita propria, interagendo con gli altri “abitanti” di S.L., ormai faceva parte di quel mondo. I primi scambi tra reale e virtuale erano stati effettuati.
Esisteva una scrittrice, reale ma invisibile, e un Avatar virtuale che aveva un profilo Facebook, una mail con la quale interagiva con il mondo reale ma soprattutto che rispondeva ai contatti che le arrivavano anche dalla Real Life.
Sì perché Alexy in quel periodo intrecciava rapporti virtuali con Avatar maschili che poi, in molti casi, pretendevano un contatto reale.
Ovviamente impossibili da esaudire, però, sempre per cercare di portarla il più possibile nel mondo umano la dotammo di un indirizzo: affittammo un ufficio, di quelli temporanei, in centro a Milano.
Ricevette diversi regali: da un pareo spagnolo a bottiglie di vino rosso… di cui Paola era una vera esperta.
Le due realtà cominciavano a fondersi. Ora si trattava di scambiarle definitivamente.
Decidemmo di fare un secondo grado di scambio tra reale e virtuale.
Nel libro IM Imago Mortis, il personaggio principale è proprio Alexy insieme gli abitanti di S.L. (nel periodo del progetto)… quindi “reali”. Sempre nel libro c’è un secondo personaggio: Alexia Lèvy-Vroleant, umana ma totalmente inventata. Anche qui reale e virtuale si erano ribaltati.
Alexy prendeva spunto dalle chat che realmente effettuava, per poi utilizzarle, romanzandole, per la stesura del libro.
L’Avatar era più reale che mai.
Fase tre: l’immagine di Alexy. Ci accorgemmo che avremmo dovuto dotarla di un Avatar particolare. Non la strafigona che normalmente girava in S.L., avrebbe dovuto avere delle caratteristiche uniche.
Qui intervennero le competenze di Alessia visto che si era occupata, in passato, dell’immagine di personaggi famosi, uno su tutti: Vasco Rossi, ma anche attrici e marchi famosi.
Alla prima proposta che le mandammo, la sua risposta fu:
Oh mamma… un putanon!
Ci inviò lei uno schizzo e una nota dei tratti somatici che avremmo dovuto realizzare.
Detto, fatto. Tramite Alexy interpellammo la più famosa make-up artist di S.L.: una brasiliana matta come un cavallo.
Nacque la vera Alexy: rossa di capelli, viso angelico, lentiggini, occhi verdi come smeraldi, un sorriso da presa per il culo e movenze (eh sì, gli Avatar di S.L. si muovono anche in automatico dando l’impressione di essere vivi) da sballo. Costo dell’operazione 50 euro e tante notti a modificare l’Avatar manualmente per renderlo unico.
Per un anno e mezzo Alexy è stato l’Avatar più ammirato di S.L., tanto bello e particolare che ci venne in mente di proporla come virtual model per aziende reali. Il primo cliente fu un’azienda di telecomunicazioni nella zona di Pavia. Poi una gioielleria, un panifico e per ultimo quello più importante: un contratto di due anni in esclusiva con un’azienda di accessori per la casa a Milano sud.
Girò anche uno spot che fu mandato in onda su televisioni private, sempre Milano-sud Pavia e in tutti i cinema della zona.
Ma non solo, i furgoni dell’azienda furono rivestiti con la sua immagine e fecero anche una campagna pubblicitaria con cartelloni 3×6 metri.
C’eravamo riusciti: Alexy era uscita da Second Life diventando reale.
Ma ci fu un ulteriore scambio di ruoli tra il Reale e il Virtuale. Creammo una galleria d’arte in SL. Grazie a i nostri contatti, Alexy cominciò a intrattenere scambi epistolari con alcuni artisti. Da una pittrice messicana, a noti fotografi. Uno su tutti: Roberto Kusterle. Ci furono vernissage che arrivarono a ospitare sino a centocinquanta visitatori. Un vero successo. Esporre da Alexy in SL, in quel periodo, era un fiore all’occhiello. Ci fu una fotografa, che prima di una fiera internazionale a Parigi fece una personale alla Alexy Gallery in SL… e lo mise a curriculum. Furono tanti gli artisti che esposero da lei, ma proprio tanti.
Per rendere tutto più credibile e, pian piano, staccarle di dosso l’etichetta del: non sappiamo se è uomo o donna che la guida, cercammo di darle un compagno… in SL ovviamente.
Alexy era guidata da un team, mossa da un progetto studiato a tavolino e a tavolino cercammo i personaggi di SL più in voga nella comunità italiana. Per una questione di riservatezza non citeremo i nomi degli avatar con cui Alexy intrattenne rapporti, diciamo, particolari, ma vi assicuro che arrivò a mettersi con i personaggi più inarrivabili. Un ricercatore subacqueo che in genere non parlava con nessuno, il fondatore della più grande comunità sarda in SL, un fotografo e designer piuttosto famoso e per ultimo un regista teatrale. Grazie a questo incontro nacquero due testi: Allegoria e Diario di bordo di una scema errante.
Mignotta? Un po’… ma era nel personaggio l’essere disinibita e piuttosto porcella.
Ora sapete tutto sull’Alexy Project, di come è nato questo testo e del perché gli autori sono due: io, Fabio Pedrazzi e Paola Dejaco. Nessuno ha mai saputo chi fosse, se abbiamo detto il vero, il verosimile o il falso.
Ma che importanza ha, in fondo stiamo parlando di una scrittrice forse virtuale che ha dato vita a un Avatar reale.
Ancora oggi nessuno sa di preciso chi c’è attualmente dietro Alexy e nemmeno chi sia in realtà Paola Dejaco.
Se vi capita di entrare in Second Life cercatela, in genere risponde a tutti… quasi a tutti.
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